venerdì 2 novembre 2007

[Contributi] L'algebra risolutrice...

Ecco un contributo dell'amico Gaetano Barbella, Il geometra pensiero in rete, davvero "fuori dal comune".
Non si tratta della "nostra matematica", tuttavia, all'insegna del "open your mind", ci fa piacere spaziare su tematiche più ampie.
Gaetano, partendo dall'osservazione di un semplice germoglio di noce, giunge a interpretare con una curiosa "algebra" un brano dell'apocalisse, fino a svelare i misteri di Gaia.

IPOTESI:
L'ALGEBRA RISOLUTRICE NELL'APOCALISSE
DEL "NOCINO" DELLA PROVVIDENZA


Noce allo stato nascente : Germoglio di noce.jpg
(Pubblicato da Marco Pagani in Piccolo atlante di Gaia)
Eccovi un nocino; non è il liquore, ma un germoglio di noce. Originario dell'Asia, il noce (juglans regia) si è diffuso in Europa Occidentale fin dall'antichità ed è poi stato esportato nelle Americhe nel XVII secolo. La foto è stata scattata dall'autore in alta Val Sabbiola (VC) all'inizio dell'estate. E' piuttosto stupefacente che un tenero germoglio abbia la forza di aprire il guscio legnoso. Il trucco c'è naturalmente: un conto è aprire una noce forzandola dall'esterno (non riusciremmo a farlo a mani nude), un conto è divaricare i due semigusci operando dall'interno. Il Kyrgyzstan ospita una vera meraviglia del mondo: la foresta di Arlsanbob , interamente costituita da noci. Ma forse è meglio non dirlo troppo forte...

1. GLI AVATARA DI GAIA
(tratto dall’articolo, redatto da Ivan Vispiez, si intitola «Ciao Gaia».
Periodico FOCUS di febbraio 2000)

Negli anni settanta lo scienziato della Nasa James Lovelock formula la teoria della Terra come essere vivente e la chiama Gaia. Ma più peculiarmente gli studiosi cercano la Gaia strettamente legata all’uomo, nelle aree del cervello, per scovarvi le basi biologiche della consapevolezza, della morale e dell’identità personale. L’idea che la biosfera del nostro pianeta potesse essere vivente, in cui i singoli sistemi biologici collaborano per il bene comune, piacque molto ai movimenti ecologisti degli anni Settanta e Ottanta.
Poi prevalse la teoria contraria all’esistenza di Gaia vivente che, invece, si sosteneva fosse animata da una concezione evoluzionista non «altruista». Tutto ciò sulla base che gli individui (i singoli organismi) non pensano al bene della specie: il loro scopo è diffondere i loro geni con la riproduzione.
In seguito, però, il concetto di Gaia è stato rispolverato, aderendovi persino chi l’aveva osteggiato, lo zoologo William Hamilton, sostenitore della teoria, cosiddetta, dei «geni egoisti». Sorvolando sulle concezioni che hanno portato, poi, gli scienziati alla rivalutazione di Gaia, più recentemente si è fatta strada l’ipotesi che questa nostra Terra funzioni a sistemi gerarchici paralleli.
Secondo Nile Eldredge, paleontologo dell’American Museum:
Su un piano ci sono i geni, le popolazioni e le specie, che formano gli ordini, poi le famiglie e le classi di animali vegetali. Sull’altro piano troviamo gli «avatara», neologismo per indicare gli organismi di una specie considerandoli non in base alla loro forma ed ai loro geni, ma per il ruolo che hanno come “produttori” e “consumatori” di un ecosistema locale inserito in uno regionale, che a sua volta fa parte di quell’ecosistema globale che a molti piace chiamare Gaia.
I sistemi garantiscono la stabilità di Gaia ed il suo funzionamento. Insomma, sulla Terra i grandi giochi verrebbero svolti da sistemi superiori, anziché da singole specie e geni.
A questo punto ci si domanda, che ruolo svolgono gli uomini? Essendo la specie dominante, possono essere considerati i neuroni di Gaia?
Così risponde il noto etologo Danilo Mainardi:
Mi pare che la distruzione della biodiversità che stiamo operando lo escluda. Prima di ambire alla parte dei neuroni, dovremo come minimo renderci conto, con modestia, che i grandi sistemi governano il globo e che noi li conosciamo ancora poco.

2. IL SIGILLO SULLA FRONTE DEI SERVI DI DIO PER IL «NOCINO» DELLA PROVVIDENZA
(dall'Apocalisse di Giovanni 7,1-8)


1. Dopo di ciò (il giorno dell'ira dell'Agnello: Ap 6,17), vidi quattro angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta.
2. Vidi poi un'altro angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare:
3. «Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi».
4. Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli di Israele:...(segue l'elenco relativo dal punto 5 all' 8).
INTERPRETAZIONE
(in correlazione alla scienza moderna di Gaia)

A. I 4 «angeli» è come se fossero altrettante «coppe» capaci di contenere i «quattro venti». «Soffiare», quindi, starebbe per versare.

B. Il fatto che questo «soffio» (che sembra accostarsi al primo «soffio vitale» dei viventi polmonati, quello della creazione), escluda il mondo animale (infatti riguarda solo la terra, il mare e le piante), viene da pensare che sia riferibile all'ecosistema globale di Gaia, ossia della Terra, concepito dalla Scienza moderna.
Più peculiarmente si potrebbe restringere la cosa a Gaia strettamente legata all’uomo, nelle aree del cervello, ove avrebbero luogo le basi biologiche della consapevolezza, della morale e dell’identità personale. Ed è una cosa che agli scienziati preme molto sapere.

C. Ad un certo momento il «vento», presumibilmente l'atmosfera, comincia ad agitarsi intorno alle cose della terra, dei mari ma non delle piante. Si potrebbe pensare che si tratti di un'attività batterica che si alimenta da alcuni gas presenti nell'atmosfera, come l'azoto e l'anidride carbonica.
Di qui le inevitabili alterazioni dell'ecosistema e sottosistemi relativi alla terra e mari, ma non direttamente alle piante, per riaffermare che si tratti presumibilmente delle attività alle radici mentali animali e in particolare umane.
Il fatto, poi, che le piante non siano coinvolte in questa fase dei 4 «angeli» non fa che restringere il campo della loro azione al piano dove troviamo gli «avatara». Come già detto nell'introduzione su Gaia, si tratta di un neologismo per indicare gli organismi di una specie considerandoli non in base alla loro forma ed ai loro geni, ma per il ruolo che hanno come “produttori” e “consumatori” di un ecosistema locale inserito in uno regionale, che a sua volta fa parte di quell’ecosistema globale che a molti piace chiamare Gaia, appunto. Si capisce meglio ora che si stia parlando del mondo dei batteri.

D. Arriva, ordunque, il quinto «angelo» e impone agli altri 4 di non «devastare» (che sta per alterare, ma non per determinare una mutazione genetica), ma si riscontra una cosa che non quadra.
L'angelo impone anche di non devastare le piante. Come mai, considerato che i 4 suoi colleghi angeli neanche si sognano di molestarle?
Secondo me la trattazione dell'Apocalisse, usando un linguaggio ermetico, non meraviglia che usi l'algebra per disporre taluni fatti “devastanti” in modo che si controvertano, fintanto che non venga deposto il «sigillo» sulla fronte dei «servi» di Dio, lo stesso Dio che lui serve.
In particolare l'evoluzione dei fatti in questione si può vedere chiaramente in questo modo:

  • Per prima cosa sostituiamo con dei simboli i fattori «devastanti» in gioco, indicandoli con FDt, FDm ed FDp, rispettivamente Fattore dev. terra, Fattore dev. mare e Fattore dev. piante;
  • Dunque, dapprima i 4 «angeli», non «devastando» la terra, il mare e le piante, vi consegue che i tre FDt, FDm ed FDp sono inattivi e perciò si possono considerare tutti col segno algebrico –, quindi: – FDt, – FDm e – FDp.
  • Successivamente gli stessi 4 «angeli» sono autorizzati a «devastare» la terra e il mare, ma non le piante. Quindi la nuova situazione è questa: + FDt, + FDm e – FDp; - Infine subentra il quinto «angelo» apocalittico, che impone ai 4 «angeli» della «devastazione» di controvertire la loro opera nefasta, però ignorando che questa non è attuata nei confronti delle piante. Non resta che immaginare che la sua negazione, come già detto, debba costituire un segno – algebrico che vale per i tre fattori messi fra parentesi in questo modo:
– (+ FDt, + FDm – FDp), ossia togliendo la parentesi:
– FDt, – FDm + FDp.
  • Come si vede solo la terra ed il mare sono al sicuro, mentre le piante no. Questa condizione permette di capire che si tratta degli effetti del «sigillo» posto sulla «fronte» di quei «servi di Dio» appartenenti alla terra e al mare. Quelli appartenenti alle piante, ovvero i presunti batteri delle piante, sono purtroppo soggetti alla «devastazione».
E. Si intuisce che «sigillo» sta per chiusura mentale, trattandosi della «fronte» (un'altra occasione per per riaffermare che è la mente umana in ballo che qui si sta trattando: l'evoluzione mentale più precisamente). Come paragone della chiusura mentale suddetta, da considerarsi ermetica (doppio senso), vale l'esempio del «nocino» della figura introduttiva di questo scritto.

F. Cosa implicherebbe questa chiusura mentale? Considerato che si stanno “manipolando” le cose intime del cervello umano, ovvero del Dna genetico, vale rivedere le cose dei batteri con una simile configurazione.

G. Per dar corpo a questa concezione basta ricorrere alla scienza che ha potuto dare una spiegazione definitiva di questa ipotetica evoluzione, con studi e ricerche biologiche che hanno portato alla comprensione del Dna.
Questa spiegazione si può riassumere in un'unica parola: simbiosi.

H. Per fare un esempio, le nostre cellule contengono degli organelli (mitocondri), che svolgono la vitale funzione di utilizzo dell’ossigeno: senza questi organelli noi non potremmo vivere.
Questi organelli hanno un loro Dna e si riproducono autonomamente rispetto al resto della cellula ed è ormai chiaro che sono i discendenti degli antichi batteri che nuotavano nei mari primitivi e che hanno inventato la respirazione dell’ossigeno.

I. Ad un certo punto, questi batteri, probabilmente mangiati ma non digeriti da altri microrganismi, hanno fissato la loro dimora all’interno di cellule ospiti, provvedendo all’eliminazione delle scorie e al rifornimento di energia derivata dalla combustione di ossigeno.
Questi organismi “fusi insieme” si evolvettero poi in forme più complesse che respiravano ossigeno, fino ad arrivare a formare le moderne cellule che costituiscono i nostri corpi.
Da questo tipo di alleanza simbiotica fra due organismi non si ottiene semplicemente la “somma delle loro parti”, ma piuttosto qualcosa di simile alla somma di tutte le possibili combinazioni di queste parti, spingendo l’evoluzione verso direzioni altrimenti inesplorabili.
L. Ecco, dunque la spiegazione che si cercava sul «sigillo» del quinto «angelo» dell'Apocalisse. Si tratta di simbiosi.

M. La simbiosi spiega non solo l’evoluzione di organismi respiratori, ma spiega anche l’evoluzione delle cellule fotosintetiche delle piante tramite simbiosi di microrganismi con gli antichi batteri fotosintetici, e l’elenco potrebbe andare avanti.
Questo tipo di evoluzione simbiotica è stata osservata e sperimentata in laboratorio.
Questi processi simbiotici così spinti, naturalmente, non sono gli unici esistenti, noi membri del macrocosmo interagiamo costantemente con il microcosmo e dipendiamo da esso.
Alcune piante, ad esempio, non riescono a vivere senza la presenza di batteri azoto-fissatori nelle radici e noi stessi abbiamo bisogno di rigogliose comunità batteriche (i famosi fermenti lattici), per poter digerire il cibo, tant’è vero che un buon 10% del nostro peso secco è costituito da batteri indispensabili per la nostra sopravvivenza.

3. AVATARA DI GAIA IN AZIONE
I «quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare» (Apocalisse di Giovanni 7,1)


Erosione dei suoli contro l'effetto serra
(pubblicato: giovedì 01 novembre 2007 da Luca in: Inquinamento Agricoltura)
Erosione contro l'effetto serra
Più volte si è parlato dell’effetto sink degli oceani, ma non era noto un altro sequestratore di monossido di carbonio. Il suolo, o meglio l’erosione superficiale del suolo agrario, sembra avere un’azione nel catturare l’anidride carbonica. L’erosione è uno di quei processi naturali che in agricoltura si tende ad evitare per non incorrere in problematiche di sterilità causate dalla riduzione dello spessore di suolo fertile (e fertilizzato). E’ quindi un fenomeno negativo per l’agricoltore di collina e ancor più di montagna che si vede letteralmente portare via la terra da sotto i piedi. Un recente studio sta rivalutando l’azione erosiva, spostando l’attenzione verso l’attività sequestratrice di anidride carbonica, il tutto al fine di comprendere meglio il ciclo del carbonio. Le quantità assorbite sono scarse, si parla infatti di percentuali dell’ordine dell’1,5% delle emissioni da combustibili fossili. Il meccanismo di azione sarebbe paragonabile ad un nastro trasportatore che preleva il sub-suolo e lo trasporta lontano dall’area agricola. In questo processo il suolo ingloba del materiale vegetale che quindi viene sepolto. Il professor Quine avverte comunque che «il controllo dell’erosione dovrebbe essere perseguito per i suoi benefici effetti ambientali ed agronomici, ma non dovrebbe essere usato per ridurre la concentrazione di carbonio».
(Via University of Exter - School of Geography, Archaeology and Earth Resources).


Gli oceani assorbono meno CO2 del previsto
(pubblicato: martedì 23 ottobre 2007 da quercia in: Clima Scienza Informazione)
Oceano in tempesta
Una delle notizie che circola in questi giorni è che la capacità del Nord Atlantico di assorbire CO2 è diminuita del 50%. E questo potrà solo accelerare il riscaldamento globale. Il risultato della ricerca, durata 10 anni ed effettuata dall’Università di East Anglia, in Inghilterra, verrà pubblicato il mese prossimo dal Journal of Geophysical Research . «E’ sorprendente questo cambiamento. Ci si aspettava una variazione molto più lenta, data la grande massa degli oceani» ha dichiarato il dottor Ute Schuster, che si è occupato del progetto fin dal 2000. Gli oceani sono i più importanti raccoglitori di emissioni di CO2, assieme alla biosfera terrestre. Raccolgono una quantità pari al 50% di tutte le emissioni. Se questa tendenza si conferma nel tempo, gli scienziati asseriscono che i livelli di CO2 atmosferica crescerebbero molto più velocemente del previsto, accelerando così il riscaldamento globale. Questo andamento potrebbe portare gli oceani a saturazione e, di conseguenza, a riflettere la CO2 in eccesso nell’atmosfera. I dati analizzati sono stati raccolti da strumenti posizionati in navi mercantali che hanno navigato in questi anni tra la Gran Bretagna e le Indie. Una delle navi ha raccolto più di 90 mila misurazioni. «La velocità e la dimensione di questo cambiamento ci dice che non possiamo contare sugli oceani come raccoglitori di CO2 - commenta il direttore dello studio Andrew Watson - anche se potrebbe essere solo un’oscillazione naturale. In ogni caso abbiamo capito che questi cambiamenti risultano essere molto più veloci del previsto».

Grazie Gaetano!

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