Gaetano Barbella è davvero un appassionato, eclettico studioso.
A completamento del "tema su Horus", ci fornisce ulteriori, notevoli spunti di riflessione ed approfondimenti....
Il lettore più interessato troverà sicuramente appassionanti le argomentazioni di Gaetano. Personalmente apprezzo! A non leggere fino in fondo si perde qualcosa :-)
La buona matematica, la matematica veramente utile, non è quella che ci permette di fare bene i conti. La matematica fine a sé stessa non giova al progresso dell'uomo, anzi lo inaridisce nell'animo, disgregando in lui il sentimento che lo affratella ai suoi simili. E poi la matematica per il fatto di riconoscerla magica e perciò piacevole, proprio per questo è come se ci esortasse ad entrare nel suo mondo per svelare le cose della vita che si presentano adombrate ed irrisolvibili con la ragione pratica.
Tant'è che lo scienziato ha un suo peculiare modo di accettare l’incerto e farne tesoro.
Il defunto scienziato Richard Feynman, Nobel per la fisica, nel suo libro «Il senso delle cose» tratteggia la natura dello scienziato moderno con le seguenti parole:
«Molti si stupiscono che nel mondo scientifico si dia così poca importanza al prestigio o alle motivazioni di chi illustra una certa idea. La si ascolta, e sembra qualcosa che valga la pena di verificare – nel senso che è un’idea diversa, e non banalmente in contrasto con qualche risultato precedente – allora si che diventa divertente. Che importa quanto ha studiato quel tizio, o perché vuole essere ascoltato. In questo senso non ha nessuna differenza da dove vengano le idee. La loro origine vera è sconosciuta. La chiamano “immaginazione”, “creatività” (in realtà non sconosciuta, è solo un’altra cosa come l’“abbrivio”).
Stranamente molti non credono che nella scienza ci sia posto per la fantasia. E’ una fantasia di un tipo speciale, diversa da quella dell’artista. Il difficile è cercare di immaginare qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, che sia in accordo in ogni dettaglio con quanto già si conosce, ma sia diverso; e sia inoltre ben definito, e non una vaga affermazione. Non è niente facile.».
L'“abbrivio”, cui si riferisce Feynmann, è cominciare a muoversi con certo impulso onde acquisire l'inerzia necessaria e così procedere per sviluppare nuove concezioni sulla base delle idee sorgive ritenute interessanti. Come dire – traslando il concetto all'insegnamento scolastico –, dare l'abbrivio all'immaginazione dello giovane studente, per esempio. Ma ora torniamo al tema su Horus.
Interessante la mia ipotesi sugli “occhi di Horus”, ma la cosa finisce qui se dopo poco non ci rimane nulla per avvalercene, avendo trascurato ciò che, magari, resta impigliato di prezioso tra i suoi “rami” dell'“albero della scienza”.
Il gioco dei numeri di questo fatto curioso della matematica antica – di certo – è servito come attrattiva per il bambino in noi (il bambino ha sempre la precedenza perché sia sempre sereno e interessato a modo suo alla vita), ma molto spesso si trascura di essere anche un po' maturi – quanto basta – per pensare un po' da adulti, cosa che non guasta.
Che forse, per scherzo, le bambine non giocano, qualche volta “a mamma e figlia”? Mah! Forse sono giochi del passato ed oggi non è più così! Ma è pure un mio ricordo che ora emerge e non può essere confutato. Naturalmente ciò che sto dicendo, come già detto all'inizio, è rivolto ai giovani studenti cui è dedicato questo blog.
Ma vengo al motivo di questo approfondimento sul mio scritto su Horus. Motivo che riguarda una nuova domanda che ci si dovrebbe porre, riflettendo sulla magia risolutrice di Thot, il patrono della sapienza, per risanare l'occhio ferito da Seth, dio del male. E se Thot non ha mentito, non resta che supporre, tanto per cominciare, che egli si proponeva di stimolare il pensiero riflessivo, oltre che collaudarlo all'esercizio della memoria.
Riflettere su che cosa, dunque?
Ebbene, occorre credere che nelle piccole “capanne”, come questa che ospita le frazioni celate negli occhi del dio Horus, preferisce dimorare – prediligendo, appunto, la modestia e la riservatezza – , una grande rivelazione che vale un immenso tesoro. Nientemeno che la profezia dell'avvento di un figlio di Horus, meglio: un dio anche lui ma incarnato in un essere umano. E guarda meraviglioso caso si avvale di “tre re magi”, come fu per Gesù di Betlemme.
Giusto le tre ampolline a mo' di lacrime che sgorgano dagli occhi di Horus, contenente i suoi doni con l'uomo, “perfezione, bellezza, meraviglia e splendore”.
Ma cosa vediamo nel complesso degli occhi di Horus? Vediamo l'occhio destro, il sano, che resta di Horus, mentre l'altro, l'imperfetto, è destinato all'uomo. Ed è appunto in questa differenza che si rivela la natura dell'annunciata magia di Thot.
Si tratta del cuore in comune tra Horus e l'uomo, ossia della sede preferita dal dio come trono umano e della trachea il mezzo per rivelare la sua sapienza, il verbo. Di qui il passo è breve per intuire il senso della profezia di Thot che si riferisce ad un poter “vedere” e “parlare” chiaramente senza falsità da parte dell'uomo, di là a venire, naturalmente.
Perciò 1/64, alla luce di questa incredibile antica previsione, dal sapore di magia, starebbe ad indicare qualcosa che dovrà “giungere dal cielo” di un dio per rigenerare negli uomini il senso unitario smarrito. Unitarietà da riferirsi alla soluzione scientifica sull'equazione della conservazione dell'energia e in modo traslato alla fratellanza degli uomini.
Ma se è per affratellarli, occorre riconoscere in Gesù Cristo, figlio di Dio e dell'uomo, questo mirabile scopo pienamente raggiunto, però immolando sé stesso. In più la missione di Gesù non riguarda cose della scienza, ed in particolare della matematica, visto che la magia di Thot sembra invece avervi a che fare.
Ecco ora un altro paradosso (poiché si tratta del paganesino relativo ad Horus e del cristianesimo di Gesù Cristo), che si aggiunge a quello argomentato sull'occhio sinistro leso di Horus, che aspetta di essere risolto, ma come? Ricorrendo ancora ad un altro eventuale insieme degli insiemi, ossia di quelli del paganesimo e cristianesimo con tanti altri insiemi comprendenti religioni, ideologie ed altro relativi ai due suddetti insiemi?
Forse, ora sto andando troppo veloce, facendo balenare cose che non è dato ancora di capire, essendo racchiuse nel mistero del futuro. Tuttavia non possiamo evitare di riflettere sull'oggi in cui tutto è dato di sentire, capire e parlare, come se effettivamente, sia sopraggiunto dal quel “cielo”, immaginiamo anche di Horus, il giusto “abbrivio” per vederci in modo meno offuscato di ieri. Resta solo la cosa che conta però, il senso unitario per unire, per affratellare, non solo col cuore ma anche con la mente.
Sembra inverosimile, vero? Però se indaghiamo sulla “culla” di questa mia supposta incredibile profezia, ovvero il popolo egizio, non ci meraviglieremo che ciò sia possibile.
L'avanzata civiltà degli antichi egizi, ed in particolare la loro concezione di solidarietà verso gli umili e i poveri, è tale da costituire la ragione ultima di una modernità che li rende assolutamente immortali. Alla luce di ciò, viene forte l'idea di considerare l'antica civiltà egizia precorritrice del Cristianesimo. Non è a caso quindi il prepararsi nel tempo del popolo ebraico (attraverso Mosè, un ebreo emblematicamente allevato e preparato culturalmente alla corte reale egizia) presso gli antichi egizi, se pure in stato di schiavitù.
Cari saluti,
Gaetano
Ancora Grazie Gaetano!
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