martedì 15 gennaio 2008

[Contributi] Pitagora e la musica

Il nostro amico Gaetano Barbella, ci invita a cominciare il 2008....
"Con il suono creatore di vita così come è parso a Pitagora"
Ci regala uno scritto tratto da un libro del 1887.



LE PROPORTIONI HARMONICHE

di
PITAGORA


Da la “Vita di Pitagora” di Bernardino Baldi Estratto dal Bollettino di bibliografia delle scienze matematiche e fisiche, diretto da B. Boncompagni Anno XX – 1887 – Forni Editore – Bologna. Pag. 275, 277, 278, 279, 280. [...]

La molta cognitione che questo filosofo [Pitagora] hebbe de l'Aritmetica e de la Geometria fece che, ne l'Astrologia e ne la Musica, egli facesse grandissimo profitto.
Percioché, constando la Musica di numeri armonici, e di proportioni de' segamenti de tuoni, non può essere appresa teoricamente da chi de l'Aritmetica e de la Geometia si troua ignorante.
Che Pitagora sopra tutte l'altre cose desse opera a le cose de la Musica, ce ne fa fede Ateneo ne' Dinnosofisti, oue parla de la Musica antica; il medesimo afferma Laertio, oue dice, hauer egli principalmente dato opera a le speculationi del Monocordo.
Iamblico accenna, chìegli l'apprendesse da i magi, da' quali egli imparò anco l'Aritmetica.
Giorgio Valla, ne la Musica, et Emanuele Briennio auanti a lui, affermano, questo filosofo hauer ritrouato ne gli aditi, cioè ne le parti più secrete de' tempii de l'Egitto, l'antichissima lira d'Orfeo, la quale di sette corde, portataui da Terpardro Lesbio, che, per diuenirne più caro a' sacerdoti, da' quali apparò la filosofia egittia, ve la lasciò appesa; da la qual lira comminciò ad andare rintracciando, prima di tutti gli altri, le consonanze e le proportioni; ma, come egli ciò facesse, e come di parte in parte s'andasse auanzando in questa specolatione, à pieno è spiegato dal sopradetto Briennio, nel primo libro e capitolo de la Musica.
Che Pitagora non fosse inuentore da la Musica è manifesto, essendoui stati musici ualentissimi, molto più antichi di lui, e già essendo noto, per il testimonio de le Scritture sacre, esserne stati ritrouatori i figlioli di Caimo.
È confessato nondimeno da' migliori, egli, prima di tutti gli altri, hauerla ridotta in arte, e trattala metodicamente e per via di ragioni. Ma, come dal macrobio nel Sogno di Scipione, da cui prenderemo quello che sarà utile a questa opera nostra.
Dice dunque, che affaticandosi questo filosofo, et affannandosi indarno per ritrouar cosa cotando nascosta , gli uenne offerto da la sorte quello, che per uia di profonda specolatione non haueua potuto conseguire.
Percioché, passando à caso per una contrada, oue alcuni fabbri batteuano il ferro, giunse a l'improuiso a l'orecchie il suono de' martelli, che con un certo ordine de le percosse, consonando, i piccioli et grandi fra loro si corrispondeuano, laonde, immaginadosi di poter toccar con mano e ueder con gli occhi proprii quello, che poco prima andaua inuestigando per uia di speolatione, imaginossi prima, che la vuarietà de' suoni nascesse da la uarietà de le forze di chi percoteua: del che per accertarsi, fatti cambiare fra loro i medesimi martelli, trouò che la diuersità non consisteua ne le forze, me ne' martelli medesimi; onde, riuolto tutto il pensiero a l'essamine de le grauezze loro, et hauendo notato diligentemente il peso di ciascuno, e fatti fare altri martelli di grandezze diuerse, trouò che il suono ne ueniua alterato, e non così concorde e consonante come il primo; onde, fatto certo, la diuersità altronde non nascere, che da la diuersità de' pesi, notate le grauezze di tutti quei martelli da' quali nasceua la consonanza, riuolse tutto il pensiero da' martelli a le corde; e, fatto di budella di pecore, o di nerui di buoi, alcune corde, u'attaccò uarii pesi, e corrispondenti à quelli de' martelli, da' quali proueniva la consonanza; e trouò prouenirne la medesima consonanza, aggiuntaui di più la sonorità e dolcezza, che di sua natura sogliono hauere quelle corde. Per uia dunque di questa osseruatione, hauendo conseguito Pitagora la cognitione di così ascoso secreto, ritrouò i numeri, da' quali nascono le consonanze, et, adattagli a le corde, ne fece instrumenti, ne' quali, tese le corde o più o meno, fece benchè fossero poste lontane l'una da l'altra, toccate da un medesimo plettro, consonauano.
Trouò egli dunque, ne l'infinita armonia, cioè sei solamente: l'Epitrio, che è come quattro atti à tre, cioè quando di due numeri il maggiore ha in sé tutto il minore, e di più la terza parte; l'Hemiolo, quando il maggiore contiene tutto il minore et la metà di più, come tre e due; il Duplo, come quattro à due; il Triplo, come tre à uno; il Quadruplo, come quattro à uno: l'Epogdoo, come noue à otto.
Ciascheduno di questi numeri produce una consonanza propria; l'Epitrio genera il Diatessaron, che è la quarta; l'Hemiolo il Diapente, che è la quinta; il Duplo il Diapason, che è l'ottaua; il Triplo, il Diapason et il Diapente; il Quadruplo la ottaua raddoppiata, che i Greci dicono Disdiapason; l'Epogdoo partorisce il tuono.
Riprendeva Pitagora, come riferisce Plutarco nel suo Commentario de la Musica, quel giudizio che pende dal senso; uolendo egli che, non da l'udito, ma solamente da l'acutezza de l'intelletto e da le proportioni armoniche, potesser le cose musiche essere squisitamente essaminate. Giudicò parimente, come riferisce il medesimo, che la Musica douesse contenersi ne' termini del Diapason, cioè ottaua. De le proportioni harmoniche, ritrouate da Pitagora per via de' martelli, fa mentione anco Iamblico, aggiungendo, il detto filosofico da quel principio hauer ritrouato infinite proportioni, e molti istrumenti musici, come il Tetracordo, Heptacordo, il Monocordo, et anco il Pentacordo. La medesima diligenza di Pitagora nel ritrouare le proportini harmoniche uien commemorata da Censorino, nel suo libro del Giorno Natale, aggiungendo, non solamente hauer egli fatta l'esperienza con le corde, ma con le canne ancora, proportionatamente di grandezza dispari.
Nel qual luogo spiega anco, in qual modo il detto filosofo, per uia di ragioni musiche, saluasse il uiuere de' bambini, che nascono nel settimo e nel decimo mese.
Due spetie di parti si trouano, dice egli, secondo Pitagora: l'uno minore e di sette mesi, cioè quando il bambino esce fuori del uentre ducento e dieci giorni dopo la concettione; l'altro maggiore e di dieci mesi, che è quando, non prima di ducento settanta quattro, il parto se ne uiene a la luce: per renderne poi la ragione, dice, il primo parto, cioè il minore, esser contenuto nel numero senario, et il secondo nel settenario; il che posto, dice, i primi sei giorni il seme esser humido e bianco, a guisa di latte, gli otto giorni seguenti sanguigno: i quali due numeri hanno fra loro proportione harmonica, detta epitrito, cioè la quarta, perché il sei misura l'otto una uolta, et auanzane un terzo. Noue giorni dopo il feto douenta carne: il qual numero di noue al sei ha proportione hemiolia, et fa la consonanza diapente. Dodici giorni dopo si fa il corpo formato: il qual dodici, paragonato al medesimo senario, ha proportione dupla, da la quale nasce la consonanza diapason, cioè ottaua.
Questi quattro numeri, sei, otto, noue e dodici, congiunti insieme, fanno trentacinque: il qual numero, come secondo fondamento de la perfettione del parto, multiplicato di nuovo per sei, rende il numero di ducente e dieci, che costituisce lo spatio di sette mesi, nel qual nascono i parti de la spetie minore. Quelli de la spetie maggiore, come si disse, hanno fondamento il sette; e questo, non in trentacinque giorni, come gli altri, ma in quaranta, sono perfetti di membra: il qual numero, multiplicato per sette, numero fondamentale, produce ducento ottanta, che fa spatio di quarante settimane; e perché il feto nasce il primo giorno de l'ultima settimana, cauandone i sei de l'ultima settimana, rimane da la concettione al parto il numero di ducento settantaquattro giorni, che il parto ua a cadere nel decimo.
Queste et altre cose di mente di Pitagora riferisce Censorino, aggiungendo, il detto filosofo essersi seruito de le ragioni harmoniche, ne l'inuestigar le distanze de' pianeti fra loro e la terra. Percioché tutto il mondo uoleua egli che fosse composto con ragioni musiche, e che le sette stelle, che uanno uagando fra il cielo e la terra, e moderano le natiuità de le genti, hauessero mouimento harmonico e proportionato, e gli inteualli loro hauessero moto conueniente à le le distanze harmoniche; e per ciò, mouendosi, rendessero dolcissima melodia, ma intesa da noi, per il souerchio suono: Queste cose, come dicemmo di sopra, furono riprouate dal Filosofo ne' libri del Cielo. [...]

Illustrazione tratta dall'enciclopedia I MONDI DELL'UOMO: IL MONDO DELLA TECNICA – Edizione Arnoldo Mondadori

Grazie Gaetano!

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