lunedì 21 luglio 2008

[Matematica nella storia] Niccolò Tartaglia

Ragazzi della ex seconda,
conosciamo in questo post un grande matematico del XVI secolo, famoso per aver dato importanti contributi allo sviluppo dell'algebra. E, in terza di algebra dobbiamo giusto occuparci!
Il personaggio è:

Niccolò Tartaglia
Del nostro personaggio non si conosce l'esatta data di nascita, avvenuta intorno all'anno 1500 a Brescia. Gli studiosi lo ricordano come uno dei più importanti matematici della sua epoca.
Niccolò era di famiglia molto povera. Come risulta dai suoi scritti, Tartaglia (ma questo, come spiega lui stesso, è solo un soprannome. Il suo vero nome è Niccolò Fontana) fu un autodidatta: imparò da solo il greco, il latino e la matematica. Si guadagnò da vivere come consulente dei mastri carpentieri dell'arsenale veneziano e vendendo le proprie scoperte balistiche (ossia relative al movimento e alla direzione dei proiettili) ad artiglieri, militari, soldati e naviganti che affollavano la repubblica veneta.
Il suo contributo allo sviluppo dell'algebra fu molto importante, ma leggendo i suoi scritti difficilmente potreste riconoscervi l'algebra che noi studiamo: il linguaggio dell'algebra moderna, fatto di simboli che consentono di esprimersi molto rapidamente e con grande precisione, non era infatti ancora stato inventato. Tartaglia, ad esempio, non faceva uso delle lettere come facciamo noi e non poteva scrivere, di conseguenza, le equazioni come noi impareremo a fare.
Nel libro IX dei Quesiti et inventioni diverse, egli fornisce il metodo per la risoluzione di equazioni di terzo grado, ma non usa i nostri simboli: l'incognita, da noi indicata con x, viene da lui chiamata "cosa", e quella che noi diamo come una breve formula risolutiva viene invece scritta da Tartaglia come una filastrocca, facile da ricordare grazie alle rime, ma non altrettanto
facile da interpretare!
Eccone una parte:
Quando che 'l cubo con le cose appresso,
Se agguaglia a qualche numero discreto,

Trovami dui altri, differenti in esso.

Dapoi terrai questo per consueto
Che 'l loro produtto sempre sia eguale
Al terzo cubo delle cose netto

El residuo poi suo generale,
Delli lor lati cubi, ben sottratti
Varrà la tua cosa principale.

Come Niccolò racconta se stesso
In uno scritto autobiografico, Niccolò ci racconta le difficoltà che accompagnarono la sua infanzia:
"Mio padre ebbe nome Michele, e poiché era basso di statura e povero di fortuna, fu chiamato Micheletto. Mio padre teneva un cavallo e con quello correva portando la posta al servizio di Cavallari da Brescia, cioè portando lettere della illustrissima Signoria da Brescia. Io non so, di altra sua casata né cognome, salvo che sempre lo sentii da piccolino chiamar semplicemente Micheletto Cavallaro. Può darsi che avesse avuto qualche altra casata o cognome, ma non che io sappia: la causa è che il detto mio padre mi morì quando avevo l'età di sei anni all'incirca; cosicché restammo io e un mio fratello e una mia sorella con nostra madre vedova e priva di beni della fortuna."
Niccolò racconta anche come fu ferito alla bocca da una sciabolata durante la battaglia che, nel 1512, portò alla caduta di Brescia nelle mani dei francesi e spiega così il motivo del suo soprannome:
"... per la qual ferita, non solamente io non poteva parlare ma non che poteva manzare, perche io non potevo movere la bocca, ne le masselle in conto alcuno. [...] Essendo io quasi guarrito di tale, e tai feite, stetti un tempo, che io non poteva ben proferire parole, ma sempre balbutava nel parlare, (...) per il che li putti della mia eta con chi conversava, me imposero per sopra nome Tartaglia. Et perche tal cognome me duro molto tempo, per bona memoria di tal mia disgrazia, me apparso de volermi chiamare Nicolo Tartaglia."
Il mondo di Niccolò Tartaglia
Il periodo in cui visse Tartaglia è ricordato dagli storici come l'età del Rinascimento. È l'epoca di Machiavelli, di Raffaello, di Leonardo da Vinci, di Michelangelo... Ma le guerre e le atrocità non risparmiarono nemmeno questo secolo così ricco di creatività e di arte. In quel periodo la città di Brescia veniva contesa tra Milano, Venezia e la Francia, e fu proprio durante un'insurrezione contro i francesi che Niccolò fu ferito e divenne... Tartaglia!

Nel 1500 erano in uso delle gare pubbliche fra matematici chiamate "cartelli di matematica disfida"
Ognuno dei contendenti proponeva all’avversario un numero stabilito di quesiti di vario tipo e di particolare difficoltà. Ogni "cartello" era depositato presso un notaio o una persona influente, stampato e distribuito in Italia a molti studiosi del periodo.
Lo sfidato doveva risolvere i problemi in un tempo preventivamente stabilito, proponendo a sua volta all’avversario nuovi quesiti. Alcuni giudici, scelti di comune accordo, dichiaravano vincitore chi riusciva a risolvere il maggior numero di problemi.
Niccolò Tartaglia fu protagonista, e vincitore, di una disfida fra le più famose.
Ve la racconta Dario Bressanini (dal suo sito è tratto anche il ritratto di Tartaglia) in questa gustosissima storia:
"Requiem per una formula, dramma in sei atti con sei personaggi"
Cari lettori, credetemi: è imperdibile!
Fra i personaggi, naturalmente Girolamo Cardano.

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2 commenti:

  1. Molto interessante, aggiungo una curiosità:
    Il triangolo di Tartaglia venne disegnato anche dal matematico cinese Zhu Shijie nel 1303.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Yanghui_triangle.PNG

    RispondiElimina
  2. Daniele,
    grazie.
    Sul triangolo di Tartaglia sto per pubblicare un'attività laboratoriale. Aggiungerò la tua info!
    ciao.

    RispondiElimina

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