giovedì 18 ottobre 2007

[Contributi] "Passione al femminile" nella matematica

L'amico
lettore, Gaetano Barbella,
Il geometra pensiero in rete, ci offre ancora questo interessante articolo.

UNA PASSIONE AL FEMMINILE DELLA MATEMATICA

È tanto che giro e rigiro su temi sulla matematica, ma mancavano fra questi riflessioni sulla “passione al femminile” della matematica. A dire il vero, non essendo un matematico, riconosco di non avere opinioni a riguardo per fare le opportune meditazioni. Però mi incuriosisce sapere su questa cosa.
Un barlume già mi sovviene, perché tempo fa avevo messo da parte un ritaglio di giornale con un articolo ad hoc sull'argomento in questione. Lo stralcio riguarda il Giornale di Brescia dell'8 maggio 2005 e l'articolo era a firma a.l.ro.. Naturalmente essendo trascorsi più di due anni dalla data suddetta, le cose qui trattate forse oggi non si presentano così come sono descritte, comunque resta utile a sapersi la visione reale della donna impegnata nella scienza matematica che non cambia.
Non si può evitare di accettarla poiché è Andrea Blunck, professoressa all'Università di
Amburgo, che, all'interno dei suoi seminari e delle sue lezioni, si è posta anche un singolare obiettivo: far scoprire ai suoi studenti il rapporto fra donne e matematica e le figure femminili che - nonostante un pregiudizio che vuole i numeri in sintonia prettamente maschile - nell'arco dei secoli, si sono affermate o hanno comunque dato un contributo rilevante allo sviluppo delle scienze matematiche.
L'occasione per dire queste cose riguardava una conferenza all'Università Cattolica di Brescia dal Dipartimento di matematica e Fisica «Niccolò Tartaglia», in cui la professoressa Blunck ha ricordato che c'è una storia «in rosa» della scienza dei numeri.

E qui si entra nel tema propostomi e non posso che lasciare la parola a chi ha scritto l'articolo suddetto, che comincia così, ma alcune cose dette le ho anticipate già:
La matematica è maschile o femminile? In altre parole «si adatta meglio al cervello degli uomini o delle donne? Bella domanda, verrebbe da dire, se non fosse perché sulle presunte differenze fra i due sessi riguardo alla quantità, ma anche alla distribuzione, di materia grigia si sono sprecati i discorsi così come i fiumi d'inchiostro. Ma il tema è curioso. Già, perché in fondo di donne matematiche se ne sente parlare poco, al punto di chiederci se ne esistano o ne siano esistite nella storia. Ed è proprio su questo fronte che le sorprese non mancano...».
E qui ora una serie di considerazioni relative al 2005 che è utile sapere in merito a questa domanda che la Blunck fa: «Che immagine abbiamo della matematica?». E poi la sua risposta:
«A scuola l'argomento piace più ai ragazzi o alle ragazze? Chi lavora maggiormente nel campo, uomini o donne?
«Dipende dal luogo e dal tempo» risponde, dati alla mano, la Blunck: in Italia abbiamo un bel 70% di femmine fra gli studenti di matematica, ma solo il 13% di donne nei professori ordinari. In Germania la percentuale cala ulteriormente: il 50% di studentesse e il 5% di docenti.
Un'altra diversità consiste nel fatto - osserva la relatrice - che «nel Nord dell'Europa la matematica è considerata una scienza naturale, e come tale pare più adeguata agli uomini, mentre al Sud essa fa parte delle scienze filosofiche».
A ciò s'aggiunga la «cattiva fama» della disciplina: la matematica, si sa, non è per nulla creativa; addirittura molti la vedono come una materia «rigida, immobile, invariabile», consona a
temperamenti «solitari». Difficile pensare ad una attività sociale che la includa e, ancor più ostico, prefigurare un suo sviluppo. In fondo «2+2 fa sempre 4». E da qui, di certo, non si scappa...
Eppure gli esempi illustri e le menti ingegnose, anche in campo femminile, nel passato non sono mancati.
A cominciare, quasi incredibilmente, da alcune italiane. Maria Gaetana Agnesi, vissuta nel '700, bambina prodigio (fin da piccola parlava sette lingue), figlia di un ricco mercante milanese, si dedica alla stesura di «Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana» il primo libro di cui si abbia notizia in lingua italiana sulle teorie di Newton e Leibniz. La Agnesi studia il calcolo differenziale ed integrale, lega il suo nome ad una famosa curva not
a, appunto, come «versiera di Agnesi», che per uno strano bisticcio nella traduzione, appare nell'edizione inglese come «witch - ovvero "strega" - of Agnesi». Nel 1752, dopo la morte del padre, si occupa di opere caritatevoli.
Prima di lei, si conoscono anche i nomi di Elena Corsaro Piscopia, padovana, autrice di scritti di matematica e Fisica e di Laura Bassi, bolognese, professoressa di Fisica e madre di otto figli.
Altri personaggi di primo piano - prosegue la Blunck - sono state la francese Sophie Germain, la russa Sonia Kovalevskaja

e la tedesca Emma Noether, vissute fra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo.
Sophie Germain, esclusa (perché donna) dall'Accademia delle scienze e dall'Ecole Polytechnique, escogita lo stratagemma di usare uno pseudonimo maschile (Monsieur Le Blanc) per poter ricevere gli appunti delle lezioni. E così che il famoso matematico Lagrange nota l'acume di questo suo «allievo» e, appreso in seguito che, si tratta di una donna, deciderà di diventarne mentore. La Germain lavorerà sulle teorie dei numeri e sull'elasticità e sarà la prima donna, nella storia della matematica, a pubblicare le sue ricerche in riviste scientifiche.

La pioniera Kovalevskaja
acquisirà per prima il dottorato a Göttingen, mentre Emma Noether della matematica fa la sua vera professione e, vocazione. È tutt'oggi ritenuta la «madre dell'algebra». Ebrea, emigrerà nel 1933 in America, dove morirà di lì a breve, nel 1935.
Qui si esaurisce l'articolo di a.l.ro., resta da aggiungervi questa mia piccola riflessione che di seguito esprimo con modestia, quasi da estraneo. Dico che mi appare pessimistica la situazione in cui sembra versare la donna disposta verso la matematica, secondo la prospettiva della professoressa Blunck attraverso la quale lei conclude col dire che è «Difficile pensare ad una attività sociale che la includa e, ancor più ostico, prefigurare un suo sviluppo.»
Ma è proprio così la situazione di oggi? Il panorama offerto dal web lascia intravedere un certo ottimismo....
G.Barbella


Grazie Gaetano!

Mi piace integrare l'articolo di Gaetano segnalando qualche link:
un articolo di Federico Peiretti (LA STAMPA, 27/1/2001), riportato su Polymath

che presenta il saggio di Gabriele Lolli La crisalide e la farfalla.
F.Peiretti dice: "La matematica, è immaginazione, fantasia, libertà di pensiero e dev'essere respinta l'idea ancora diffusa della matematica intesa come religione e modello di verità assolute. Proprio questo falso aspetto sacrale è stato usato, fino ai tempi più recenti, come pretesto per creare una barriera contro le donne; perché nella matematica, come nella religione, gli officianti, i preti, dovevano essere solo uomini."

Interessanti in proposito, indici, statistiche e qualche commento su:
Le Donne nella Matematica

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