venerdì 10 agosto 2007

"Sifr" e la scrittura dei numeri

Storiella... 2


"Quelle dieci cifre costituivano uno degli elementi di un dispositivo globale che permetteva di scrivere i numeri e di usarli per i calcoli: la "numerazione decimale posizionale con uno zero". Indubbiamente una delle invenzioni più importanti dell'umanità.
Il signor Ruche [è uno dei protagonisti del racconto...] lasciò trascorrere un istante, prima di domandare: - Ma perché posizionale? Visto che nessuno mi rivolge questa domanda, mi vedo costretto a farlo io stesso. Voi dormite, per caso? [Oh... ma a volte non succede così anche a scuola? :-)]
- Nient'affatto, sto ascoltando - insorse Lea. - Trovo così appassionante questo racconto che ...
Un lungo sospiro di Jonathan le impedì di proseguire: - Ah, Baghdad...-
Scherzi a parte, sembravano veramente interessati. I numeri appassionano sempre tutti. Forse anche troppo! [...]
Il signo Ruche cominciò a rispondere alla domanda che aveva formulato poco prima:
- In pratica tutti i popoli hanno posseduto una numerazione, vale a dire un modo di scrivere i numeri. Alcune molto efficaci, altre bolse [un po' fiacche, meno efficaci], come la numerazione romana, per esempio. Nella maggior parte dei casi, il valore di una cifra è indipendente dalla posizione che occupa nella trascrizione dei numeri: il X della numerazione romana ha il valore di dieci ovunque si trovi, così come XXX vale trenta, ossia dieci più dieci più dieci [si chiamano per questo Sistemi di numerazione additivi]. Invece, nella numerazione posizionale, è vero il contrario, cioè il valore di una cifra dipende dalla posizione che occupa nella trascrizione del numero. Per dirla in una parola, la posizione 'conta'! Il numero uno vale uno, dieci o cento, a seconda che occupi l'ultimo, il penultimo o il terz'ultimo posto. - [se consideriamo le posizioni a partire da destra dovremmo dire al contrario: la prima posizione vale 1, la seconda 10 ecc...]
- Il valore dipende dalla posizione che si occupa! Mi pare di avere già sentito questo genere di slogan - lo interruppe Lea. - Più si è in alto nella società, più si acquista valore, la scala gerarchica che bisogna salire se si vuole avere successo nella vita e bla, bla, bla. - Fece una smorfia. - E tu che ne pensi, Jonathan?-
- Io mi limito a constatare che Lea vuole politicizzare le nostre sedute e ... sono d'accordo con lei. Ma...- Assumendo il tono di un vecchio saggio orientale, declamò: - Un nano seduto sul gradino più alto è più alto di un gigante che sta in piedi sul più basso. Antico proverbio arabo -.
Il signor Ruche prese la palla al balzo. - E il numero uno di 1000 vale più dei tre nove di 999. La numerazione indiana compiì un autentico prodigio, ancor più ammirevole di quello dell'alfabeto. Con una manciata di segni, tanti quante sono le dita delle nostre due mani, permette di rappresentare tutti i numeri del mondo! Ecco che cos'hanno inventato gli indiani e quanto erano in vantaggio su tutte le altre civiltà, almeno in questo campo.
Oggigiorno tutto il mondo utilizza queste cifre: se c'è un'invenzione che ha avuto un destino universale, è proprio questa. -
Lanciando un'occhiata significativa in direzione dei gemelli [Lea e Jonathan], concluse: - Ecco qualcosa che non è stato inventato dai greci! -
A quel punto si levò una voce che li lasciò interdetti: - Amico mio, non vorrai derubare noi arabi delle nostre cifre, vero? -
[...] Habibi, il droghiere di rue des Martyrs [amico della famiglia....] emerse dalla penombra nella quale era rimaso nascosto fino a quel momento. - Le cifre, lo zero, sono un'invenzione degli arabi - protestò con energia. - Che cosa ci combini signor Ruche? -
- Sono desolato, Habibi, era quello che credevo anch'io, fino a pochi giorni fa. Ma era un errore: le cifre che si utilizzano oggi sono state inventate dagli indiani, in India. E' così, e non si può riscrivere la storia. -
- Allora puoi spiegarmi come mai tutti parlano di 'cifre arabe'? -
- Quando le cifre arrivarono a Baghdad, - spiegò il signor Ruche - gli arabi le chiamarono 'figure indiane'. Un matematico, che faceva parte della Casa del Sapere [Museo, Biblioteca di Baghdad], compilò un trattato per farle conoscere e per descrivere il modo di utilizzarle. E' grazie a lui che gli arabi hanno conosciuto le cifre indiane. Alcuni secoli dopo, il libro è stato tradotto in latino, diventando uno dei più grandi best-seller della fine del Medioevo. Per mezzo di quell'opera le cifre sono state conosciute in Francia, in Italia, in Germania, e infine si sono diffuse in tutto il mondo occidentale.
E poiché è stato grazie alla mediazione degli arabi che i cristiani le hanno conosciute, le hanno battezzate 'cifre arabe' e hanno dichiarato che lo zero era un'invenzione araba. E se tutti dicono 'cifre arabe', e non 'cifre indiane', è perché, nel corso dei secoli, il mondo occidentale si è arrogato il diritto di dare un nome alle cose per conto di tutta l'umanità. -
[...]
- Non essere triste, Habibi. Gli arabi non hanno inventato le cifre, però hanno creato qualcos'altro di veramente formidabile. Se poco fa ho detto che l'algebra non era nata in Grecia, è perché è nata a Baghdad! -

Da: Il teorema del pappagallo - Denis Guedj

... quella dell'algebra, più avanti, sarà per noi un'altra bella storiella!
Nel frattempo godetevi questo gioco:


ciao!:-)

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